
Le fratture mandibolari rappresentano una delle lesioni più comuni e complesse che possono interessare il massiccio facciale. Dalla dinamica di un incidente stradale a un infortunio sportivo, le cause sono molteplici e l’impatto sulla qualità della vita del paziente è notevole.
Capire i sintomi, il processo diagnostico e le opzioni di trattamento è fondamentale per un recupero completo e senza complicazioni. Questo articolo fornisce una panoramica completa, esplorando ogni aspetto di questa delicata condizione e le moderne soluzioni offerte dalla medicina.
Cos’è la frattura mandibolare
La mandibola è l’osso mobile del cranio che costituisce la parte inferiore della bocca e della mascella. Svolge un ruolo cruciale nella masticazione, nella fonazione e nell’estetica del viso.
A causa della sua posizione prominente e della sua funzione, è particolarmente esposta a traumi. Una frattura mandibola si verifica quando l’osso subisce una rottura, che può essere parziale o completa, in uno o più punti.
La gravità della frattura dipende dalla sua localizzazione, dal numero di frammenti ossei e dalla presenza di spostamenti.
Le fratture possono essere classificate in base alla loro sede (ad esempio, a livello del corpo, dell’angolo, del condilo o della sinfisi) e alla loro natura (semplici, pluriframmentarie, esposte). Ogni tipologia richiede un approccio diagnostico e terapeutico specifico per garantire il miglior risultato funzionale ed estetico.
Cause e sintomi
Le principali cause di una frattura mandibola sono i traumi ad alta energia, come quelli derivanti da incidenti stradali, infortuni sportivi, aggressioni o cadute accidentali. I sintomi, che possono manifestarsi immediatamente o comparire nelle ore successive, sono vari e spesso invalidanti. Il dolore acuto e persistente è il primo segnale d’allarme, spesso accompagnato da una evidente difficoltà nell’apertura e nella chiusura della bocca.
Un altro sintomo caratteristico è la malocclusione dentale, ovvero l’alterazione dell’allineamento tra i denti dell’arcata superiore e quelli dell’arcata inferiore.
Altri segni visibili includono gonfiore e la comparsa di ematomi (lividi) sul volto. Nei casi più gravi, è possibile notare uno spostamento dei segmenti ossei, che altera in modo evidente l’armonia del viso.
È essenziale non sottovalutare questi sintomi e cercare immediatamente assistenza medica specialistica, rivolgendosi a un esperto di chirurgia maxillo facciale.
Tecniche diagnostiche
La diagnosi di una frattura mandibolare si basa su una combinazione di esame clinico e indagini radiologiche.
Durante la visita, il medico valuta la stabilità dell’osso, la presenza di dolore alla palpazione, la mobilità dei denti e l’occlusione. Per confermare la diagnosi e definire con precisione la tipologia e l’estensione della frattura, vengono utilizzate diverse tecniche di imaging.
La radiografia ortopanoramica è un primo passo utile, ma spesso non sufficiente. Per una valutazione più dettagliata, si ricorre alla Tomografia Computerizzata (TC) o alla TC Cone Beam, che offrono immagini tridimensionali e ad alta risoluzione.
Queste indagini permettono di visualizzare con chiarezza la sede della frattura, il numero e lo spostamento dei frammenti ossei, informazioni cruciali per pianificare il trattamento chirurgico più appropriato.
Intervento chirurgico e recupero
La soluzione per una frattura mandibolare è quasi sempre chirurgica, con l’obiettivo di riposizionare i frammenti ossei nella loro posizione anatomica e stabilizzarli per consentirne la guarigione.
L’intervento è personalizzato in base alle specificità della lesione e alle condizioni del paziente.
Le tecniche di chirurgia maxillo facciale più comuni includono il bloccaggio intermascellare, che immobilizza la mandibola fissandola alla mascella, e la ricostruzione mandibolare tramite placche e viti in titanio. Questi moderni sistemi di fissaggio interno permettono una stabilità immediata, riducendo i tempi di immobilizzazione della bocca. L’accesso chirurgico può essere intraorale (dall’interno della bocca) o, in casi particolari, cutaneo (attraverso piccole incisioni sul viso).
Il recupero post-operatorio è una fase altrettanto importante quanto l’intervento. Comprende una terapia antibiotica per prevenire infezioni, una dieta morbida o liquida per non sollecitare la mandibola e un attento monitoraggio clinico.
In alcuni casi, possono essere necessarie sessioni di fisioterapia per ripristinare la piena funzione masticatoria.
Un trattamento tempestivo e una corretta riabilitazione sono la chiave per prevenire complicazioni a lungo termine come infezioni, una non corretta saldatura dell’osso (pseudartrosi) o l’alterazione permanente dell’occlusione.
La ricostruzione mandibolare offre risultati duraturi, permettendo al paziente di tornare a una vita normale con la piena funzionalità del proprio viso.